Non c'era un progetto ...

Non c'era un progetto ... quale fosse la spinta interiore ancora non l'ho scoperto ... sostanzialmente mio marito Paolo mi ha fatto una proposta ... non gli ho mai chiesto che risposta si aspettasse. Abbiamo incontrato Michele e ... partono i preparativi in un guazzabuglio di impegni e stress pre-esistenti. Poi documenti, vaccinazioni, mutande monouso, biokill ... Non ho nemmeno avuto modo di leggere il programma.
Per cui mi sono ritrovata quasi catapultata tra le gallerie della Liguria, le innumerevoli barrières de péage francesi, nel variegato territorio della Spagna fino ad arrivare, il quarto giorno, ad Algeciras per oltrepassare lo stretto di Gibilterra e sbarcare in Marocco.

Quale fosse la spinta interiore per affrontare questa avventura ancora non l'ho scoperto.


Saranno 40 giorni e 13293 km per entrare nel vivo dell’Africa nera con Sole e Michele che ci conducono per le strade di Senegal e Gambia. Sono tanti i km da percorrere su asfalto o piste più o meno battute ma ogni giorno sei pronta per immergerti e assaporare tutte le opportunità previste o impreviste dal programma. L’unica delusione è dovuta alla pigrizia degli ippopotami per i quali siamo andati fino al confine della Guinea per vederne spuntare solo occhi e orecchie dall’acqua del fiume; ma ricompensati dal piacere di avere attraversato il Niokolo Kobo e saliti al villaggio Bedik e alle cascate del Dindefelo.

Non si può sintetizzare un’esperienza così ampia e pur incompleta, così coinvolgente che quando sei di nuovo tra le mura di casa tua ti stupisci ancora di averla vissuta e senza nemmeno un piccolo incidente!. Non si può chiamare incidente l’insabbiata del camper al porto di St Louis dove tutti erano lì pronti per darti una mano. E avere pranzato e cenato nei ristorantini locali e mangiato le frittelle comprate al mercato di Tambacounda (ma il primo vero "assaggio" africano sono state le frittelle, offerte da Michele, appena uscite dall'olio bollente che una donna mauritana prepara e vende seduta sul marciapiede di Nouadhibou) senza aver riscontrato alcun disturbo.
Avere chiacchierato amabilmente con le donne che vendono la frutta sulla spiaggia di Cap Skirring o l’isola Carabane o quelle che sulla spiaggia dei pescatori di St Louis e Nouakchott portano il cibo ai loro uomini che ritornano con le piroghe cariche di pesce e anche bimbi e ragazzini sono lì a completare una scena quasi commovente.
E attraversi villaggi abitati da bambini che, non appena catturano allo sguardo i nostri camper, corrono gridando lungo il bordo strada e salutano entusiasti agitando le braccia. Ma ci sono anche i ragazzini della scuola con quaderni scritti in maniera impeccabile. O quelli che, quando la carovana è ferma, bussano al finestrino e chiedono le bottiglie vuote di plastica, "donne mois la bic" oppure "argent argent" "un cadeau si vou plait" e poi corrono via felici.

Spero almeno che anche noi turisti, ladri di immagini ed emozioni, abbiamo regalato qualcosa a questa terra.